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Il piacere del bivacco

Trenta giorni d’incanto in mezzo ai boschi e alle montagne del Trentino

Nicola Soloni

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Ratgeber / Natur

Beschreibung

La vita di ognuno può star dentro a un libro o a un film. È trama e sceneggiatura. E non intendo la vita intera, basterebbe anche un frammento, un ritaglio, una striscia sottile. Se guardi bene, ci trovi tutto: felicità turbamento disperazione rimpianto desiderio frustrazione. Il ventaglio completo delle emozioni, pigiate lì, in quello spazio minuscolo. Prendi, per esempio, un mese. Trenta giorni, magari nel pieno dell'estate. Puoi fare un pellegrinaggio, dai Pirenei a Santiago de Compostela, oppure un viaggio sognato chissà da quanto, in un paese esotico, l’India o il Messico, che ne so, o ancora una meta più vicina ma ugualmente avventurosa. Non occorre fare molta strada per cambiare abitudini e stili di vita. Non ne sei convinto? Quante volte ti sei lavato al torrente? Sciacquato a pezzi, con acqua ghiacciata? Quante hai sciolto la neve per berla o atteso un'ora per un caffè? Quante sei uscito di notte, a contemplare il firmamento, riconoscendo ad occhio nudo la Via Lattea? Quante ancora ti sei alzato col buio, indossato ramponi guanti e giacca a vento, e affrontato il ghiacciaio per raggiungere quel quattromila che sognavi da anni? Sciocchezze, ragazzate. Ti sembrano davvero questo? Io credo che siano gocce, gocce di profumo. Ne bastano un paio per impregnare un'intera stanza. La stanza del cuore, dell'anima. Ed è un'essenza persistente, che dura settimane, mesi, persino anni. Come lo stupore di un'alba ammirata dal tetto del mondo. Provaci, poi mi dirai. La storia che troverai qui non ha nulla di straordinario. È un sogno di mezza estate, sbocciato e cresciuto vicino casa. Tra i boschi e le montagne del Trentino, da sempre teatro di gloriose scorribande. La scelta è caduta sul bivacco. Perché questo, a differenza del rifugio, è modello di libertà assoluta, portabandiera dell’essenzialità, punto di contatto fra due mondi. Fiore nel grembo di madre vergine. Nel bivacco la porta è sempre aperta, giorno e notte, per chiunque. Cercatore di funghi o cacciatore, escursionista solitario o padre di famiglia, vecchio o giovane. Che sia rispettoso o strafottente poco importa, ognuno può entrare e fare come fosse a casa propria. Se ne accorgeranno quelli dopo che tipo di persona era. E lo vedranno subito, alla prima occhiata. La struttura può offrire varie sistemazioni: da un tavolato a delle semplici reti, che ammaccano ben bene le ossa, fino a letti confortevoli, con materassi e coperte. La puoi trovare libera oppure strapiena; in quest'ultimo caso non preoccuparti, chi frequenta la montagna è accogliente e solidale, più di quanto tu possa immaginare, un posto te lo dà sempre, magari il suo e non sarebbe una novità. Il bagno e l'acqua calda sono un lusso, pure il gas, la stufa c'è, spesso è una stufa economica degli anni Cinquanta e Sessanta, funziona sì, ma talvolta il filo di fumo che esce finisce per impregnare la stanza, senti che ti brucia la gola e tossisci, finché la mandi in malora, ti ha fregato e sai che non ci tornerai più, anche se in fondo un po' ti dispiace. Di solito va meglio, il camino tira alla perfezione, legna ne trovi in abbondanza, basta non sprecarla, un cubetto di Diavolina, qualche rametto e il fuoco parte e subito scoppietta, poi prima di scaldare, specie d'inverno, ce ne vuole, eccome. È questo il racconto che potrai ascoltare. Un’elegia, un canto di lode appassionato, a tratti nostalgico e malinconico. Come la vita, né più né meno. La narrazione è arricchita da una trentina di foto. Buona lettura. E buona montagna, di cuore.

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