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Lettere slave e altri scritti

Giuseppe Mazzini, Giovanni Brancaccio

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Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Geschichte

Beschreibung

Nel giugno del 1857, Mazzini pubblica su “l’Italia del Popolo” le Lettere slave, con l’intento, da una parte, di fare luce sulla “questione slava”, sulla quale in Italia dopo il 1848 è caduta una sorta di silenzio, e, dall’altra, di dare un’organica sistemazione alla sua riflessione su quel tema, sul quale si è soffermato negli anni precedenti con acute considerazioni in una serie di scritti. Le Lettere slave sono, infatti, la rielaborazione del saggio On the Slavonian Movement, che Mazzini ha dato alle stampe nel 1847 sul “Lowe’s Edinburgh Magazine”, durante il suo esilio a Londra, contribuendo a rendere più effervescente il dibattito politico-culturale sul panslavismo, sul quale sono intervenuti uomini politici e intellettuali di vari paesi, tra cui Marx ed Engels. L’analisi di Mazzini, fondata sulla idea di patria e sul legame inscindibile tra il principio di nazionalità, l’aspirazione all’unità e l’indipendenza nutrita dai popoli europei senza Stato, si configura come una puntuale ed appassionata ricostruzione della storia dei popoli slavi e del coevo risorgere del loro spirito nazionale. Mazzini non si sofferma soltanto sulle sollevazioni politiche degli Slavi e sulla eroica resistenza armata da loro opposta agli oppressori, ma rivolge la sua attenzione al valore profetico-religioso della poesia nazionale, alla sua incidenza nella formazione della coscienza dell’identità nazionale ed al moto di ricupero della produzione letteraria del passato, dei canti popolari, dei piesmas, delle tradizioni etniche, degli usi, dei costumi e dei sistemi linguistici, messo in atto da intellettuali polacchi, russi, boemi, slovacchi, croati, serbi, dalmati e montenegrini. Nel saggio introduttivo Giovanni Brancaccio ripercorre le coordinate di fondo della vita dell’Esule, del suo pensiero e della sua azione politica; contestualizza gli scritti dedicati dal Mazzini al “problema slavo” all’interno della sua cospicua produzione e pone in risalto come il senso di solidarietà etico-politica verso i popoli slavi, senza essere mai disgiunto dalla “questione italiana” e dalla missione civilizzatrice affidata da Dio all’Italia, sia al centro degli interessi dell’agitatore genovese.

Giovanni Brancaccio è professore ordinario di Storia moderna presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara e direttore del Dipartimento di Studi Filosofici, Storici e Sociali. Tra i suoi volumi: Geografia, cartografia e storia del Mezzogiorno (Napoli, 1991); Primato di Napoli e identità campana nell’Italia unita (Lanciano, 1994); Il trono, la fede e l’altare. Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa nel Mezzogiorno moderno (Napoli, 1996); Il governo del territorio nel Mezzogiorno moderno (Lanciano, 1996); In Provincia. Strutture e dinamiche storiche di Abruzzo Citra in età moderna (Napoli, 2001); “Nazione genovese”. Consoli e colonia nella Napoli moderna (Napoli, 2001); Il Molise medievale e moderno. Storia di uno spazio regionale (Napoli, 2005), che ha ottenuto il premio “Rhegium Julii” 2006. Inoltre ha curato le opere di G. Caporale, Memorie storico-diplomatiche della città di Acerra
(Acerra, 1990); di P. de Belloy, L’autorità del re e i delitti di lesa maestà (Napoli, 2001); V. Barzoni, I Romani nella grecia e altri scritti antinapoleonici (Bologna, 2005). Per i suoi studi sul Mezzogiorno moderno e contemporaneo gli è stato conferito nel 2006 il “Premio Cassano”.

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