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Parlo con Bruno

Benito Mussolini

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Sozialwissenschaften, Recht, Wirtschaft / Politikwissenschaft

Beschreibung

Nel giugno del 1941 l’Italia inaugurava il primo anno di guerra al fianco della Germania nazista di Adolf Hitler, ma i bollettini bellici non erano rassicuranti per il duce. Per sconfiggere la Jugoslavia e la Grecia, i soldati dei generali Visconti Frasca, Soddu e Cavallero avevano dovuto aspettare l’arrivo dei carri armati della Wehrmacht e gli aerei della Luftwaffe. Il fascino militaresco di Mussolini era tramontato definitivamente in Grecia, precisamente in Epiro, dove si era recato per tentare un’ultima offensiva che fallì contro il piccolo esercito greco. Intanto gli inglesi erano avanzati in Africa: Tobruk era caduta e la Royal Air Force aveva bombardato pesantemente Genova. Ma mentre Mussolini, illuso da quasi vent’anni di vittorie, confidava al ministro degli Esteri e suo genero, Galeazzo Ciano, che “la guerra è vinta”, l’amato figlio del duce, Bruno, moriva durante un incidente di volo, mentre nel cielo di Pisa guidava un nuovo motore quadrimotore da bombardamento della Piaggio. Scrisse Ciano sul suo diario il 22 settembre: “Due mesi di inerzia o quasi, senza contatti col Duce, tranne il giorno, per vero assai triste, della morte di Bruno. Ho ritrovato il Capo bene, fisicamente e spiritualmente. Si è ripreso dal colpo ricevuto”. Una domanda affliggeva il duce durante quei tristi giorni, quando cupo andava a trovare il figlio, ormai rinchiuso, per sempre, dietro una lapide: “Quanto tempo dovrà trascorrere prima che io discenda nella cripta di San Cassiano per dormire accanto a te il sonno senza fine? Ecco un interrogativo che non mi turba”. Ma, di tempo, non ne dovette trascorrere molto.

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