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Montanelli e il suo giornale

Un quotidiano nato da una rivolta e da una sfida

Federico Bini

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Sachbuch / Biographien, Autobiographien

Beschreibung

Il libro nasce da un’idea avuta nel giugno del 2016, mentre per la prima volta - emozionatissimo - varcavo l’ingresso di Via Negri 4 nella storica sede del Giornale, a due passi da Piazza Duomo e dal Castello Sforzesco, nel cuore di Milano, in occasione di una intervista al presidente del quotidiano Gian Galeazzo Biazzi Vergani.
In pochi, purtroppo, conoscono la straordinaria avventura - correttamente sarebbe opportuno parlare di “sfida e rivolta”- compiuta negli anni ’70 da un gruppo di prestigiose firme, in gran parte provenienti dal Corriere della Sera, e definite da Di Bella “l’argenteria di famiglia”, in un momento in cui una certa borghesia benestante e influente e i poteri privati e pubblici stavano virando fortemente a sinistra, avvicinandosi sempre di più al PCI e alle sue frange estreme e spesso violente. Anche laddove non ci fu un’alleanza vera e propria, certamente vi fu un timido avvicinamento, un ammiccamento, una liason deplorevole e animata da intenti esclusivamente opportunistici.
Montanelli pagherà personalmente un prezzo altissimo, quando la mattina del 2 giugno 1977, nei pressi dei Giardini Pubblici a Milano, venne gambizzato da un commando di brigatisti nel grave “silenzio” dei principali quotidiani. Attaccando una certa parte del paese, infatti, Montanelli affermerà: “La notizia che in fondo mi fa più piacere è che in due salotti milanesi, quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti, si è brindato all’attentato contro di me e deplorato solo il fatto che me la sia cavata. Ciò dimostra che, anche se non sempre scelgo bene i miei amici, scelgo benissimo i miei nemici”.
Muovendomi, quindi, sempre dalla figura affascinante e illuminante di Montanelli, che dominerà gran parte dei dialoghi, ho cercato con i principali protagonisti rimasti in vita, da un lato, di ricostruire la storia della fondazione del Giornale, condendola di preziosi aneddoti e retroscena, dall’altro, di raccontare insieme a quelli gli eventi che hanno segnato la storia del ‘900 in Italia e nel mondo. Tra il Giornale di allora e quello di oggi c’è una grande, anzi, grandissima differenza, eccezion fatta per le prestigiose firme che presero parte alla fondazione del quotidiano.
Tutto ruota attorno alla celebre rottura del ’94 tra Montanelli e Berlusconi, quindi ad un appiattimento sulla linea di Forza Italia e del suo presidente. Questo non vuol dire che il Giornale debba prendere le distanze dal suo “ex” editore - peraltro generosissimo ad entrare nella proprietà con ingenti capitali quando nessuno ne aveva avuto il coraggio perché intimorito a mettersi contro i poteri del tempo, dalla DC al PCI - ma dovrebbe tornare ad essere un manifesto del pensiero liberale e conservatore, nonché punto di riferimento di quella borghesia italiana silenziosa, laboriosa, meritocratica, animata da saldi valori morali, da un grande senso dello Stato e delle sue più alte istituzioni.
Questo non è un libro di storia, ma vive di storia e vuol far rivivere una grande stagione italiana, osservata con gli occhi di chi non l’ha vissuta ma che tanto avrebbe voluto esserci.
Lo considero non solo un lascito per i curiosi, gli appassionati, i cultori della materia, i lettori incalliti, per i montanelliani di un tempo e per chi ancora oggi si sente tale, ma anche un lascito alle nuove generazioni, affinché capiscano l’importanza del passato, (“un Paese che ignora il proprio Ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un Domani”) e dei sogni, fondamentali per vincere le sfide più difficili e irraggiungibili, per rendere bella questa vita, per entrare nel futuro.

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