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Vita e morte dei grandi vichinghi

Wu Ming 4, Tom Shippey

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ODOYA img Link Publisher

Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Geschichte

Beschreibung

Il primo libro mai scritto che, raccontando la storia, coinvolge gli appassionati di fantasy. Non a caso l’autore è globalmente riconosciuto come il maggiore esperto del lavoro di J.R.R. Tolkien. Non solo gli appassionati della serie TV Vikings (più volte citata) troveranno specifici riferimenti ai suoi protagonisti, ma anche coloro che amano cercare la storia ne Il Trono di Spade o nell’opera di Tolkien.
Il libro parte dal successo internazionale dei Vichinghi sia nell’immaginario che nelle campagne militari e individua come “arma segreta”  la loro passione per la morte. L’autore ha messo in campo un sapiente mix di fonti come gli esami al C14 (archeologiche) e fonti di differente natura come le informazioni contenute nell’Edda Poetica o nella Saga dei Volsunghi/Nibelunghi e infine, of course, nella Saga di Ragnar “Calzoni pelosi” Lotbrok e dei suoi figli.
A questa “epitome” del Vichingo ⎼ qui si esplicita che filologicamente  i Vichinghi non erano gli scandinavi in genere, ma i pirati e razziatori tra di essi ⎼  va il merito di esemplificare in punto di morte, con una sola battuta, il concetto stesso di trapasso per i Vichinghi. È Ragnar Lothbrok che dichiara a re Edda che l’ha cacciato in una fossa di vipere “ridendo io morirò”: Laughing Shall I Die è il titolo dell’opera originale.
Ragnar continua con una battuta di sfida «Strepiterebbero i porcellini se sapessero della morte del vecchio verro»  che costituisce il fondamento del prosieguo della saga. I Ragnarsson arriveranno a intagliare un’aquila nelle costole di re Edda e sull’interpretazione di quanto sia effettivamente inteso nei versi ci sono varie versioni più o meno raccapriccianti. Anche i personaggi femminili delle saghe sono un esempio di eroismo tipicamente vichingo.
Innervato di british humour e scritto il più possibile in modo divulgativo  ⎼ attenzione:  il libro che “parla davvero dei Vichinghi” a differenza di tanti saggi infarciti di “bias” storiografici non può distaccarsi dalla propria bibliografia e dalla scientificità delle fonti ⎼ questo saggio,  uscito a fine Aprile nel Regno Unito e già alla sua quarta ristampa, si candida effettivamente ad essere il più riuscito sulla storia e sulla mentalità vichinghe.
Impreziosito dal testo di Federico Guglielmi (aka Wu Ming 4) che si era avvalso di un testo di Shippey nel suo Difendere la Terra di Mezzo (recentemente aggiornato e pubblicato in nuova edizione), questo titolo è imperdibile per tutti gli appassionati di quel settore dell’immaginario che va dalla storia norrena al Trono di spade, passando ovviamente per le innegabili influenze tolkieniane…

Thomas Alan Shippey è professore emerito alla Saint Louis University in Missouri e ricercatore senior presso il Trinity College di Dublino. Ha scritto diversi saggi accademici sulle opere di J.R.R. Tolkien, di cui è considerato uno dei massimi esperti e di cui ha in un certo senso ricalcato le orme in quanto ha occupato la stessa cattedra alla University of Leeds. Insieme a Harry Harrison (e con lo pseudonimo di John Holm) è coautore della trilogia Le spade e l’Impero.

Wu Ming 4 fa parte del collettivo di narratori che ha scritto romanzi come Q, 54, Manituana, Altai e L’armata dei sonnambuli. Per Odoya ha pubblicato Difendere la Terra di mezzo. Scritti su J.R.R. Tolkien (2013, nuova edizione 2018) con un saggio di T.A. Shippey.

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