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L’eterna infanzia

Luigi Fallacara, Chiara Didoné

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Edizioni di Storia e Letteratura img Link Publisher

Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Allgemeine und Vergleichende Literaturwissenschaft

Beschreibung

Accedere all’eterno è la meta del viaggio terrestre dell’uomo, il frutto di una lunga gestazione che abbraccia l’anima intera, riconsegnandola alla patria celeste. Un’ansiosa ricerca di infinito mosse la vita e l’opera di Luigi Fallacara (Bari 1890 – Firenze 1963), un bisogno irrefrenabile di ricomporre la frantumazione interiore nell’unità che trascende, precede e pacifica, per rinsaldarsi con la propria integrità e purezza originaria. Questo anelito si ripropone con decisione anche nell’Eterna infanzia, rifacimento del romanzo di formazione A quindici anni (1932), al quale Fallacara mise mano nell’estate del 1943 (sullo sfondo la stagione ermetica e la rilettura di Dante). Ne uscì un’opera completamente rinnovata rispetto a quella di partenza. Per l’inquieto Lanciotto l’amore diventa l’esperienza per eccellenza: difatti solo attraverso la guida della coetanea Titina, l’angelo dei suoi sogni, il giovane può fare ‘memoria’ del paese da cui proviene e al quale è destinato. E così, sulla soglia del passaggio all’età adulta, coglie il varco attraverso cui mettersi in comunicazione con la propria infanzia; e si spinge oltre, verso un mondo percepito come conosciuto e ad essa precedente, in cui i suoi ‘giorni incantati’ gli appaiono nella prospettiva dell’avvenire, ricollocandosi in un ‘tempo ritrovato’, che è il ‘tempo dell’amore’. È l’‘eterna infanzia’. Tra il 1943 e il 1948, Fallacara tentò a più riprese di dare alle stampe il romanzo, ma invano. Rimasto inedito, L’eterna infanzia vede ora la luce in un’edizione critica che ne ricostruisce la vicenda redazionale attraverso il confronto tra i tre testimoni: l’opera del 1932, un esemplare di A quindici anni fittamente emendato e il dattiloscritto del 1943.

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