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Racconti in bicicletta

Pedalate scelte d'autore

Virginio B. Sala (a cura di)

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Belletristik/Erzählende Literatur

Beschreibung

“È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte, e non hai un ricordo tanto accurato del paese che hai attraversato in macchina come ce l’hai passandoci in bicicletta.”
Ernest Hemingway
Sono passati 200 anni da quando, nel 1817, Karl Drais realizzò la sua prima Laufmaschine, la “draisina”, e circa 130 da quando John Starley costruì la prima safety bicycle, antenata diretta della bicicletta moderna.
Quello che doveva essere solo un mezzo di locomozione si è rivelato, per gli uomini e le donne del secondo Ottocento uno strumento di riscoperta del mondo e, soprattutto per le donne, di indipendenza e di liberazione.
La bicicletta consente di muoversi con relativa rapidità ma ancora abbastanza lentamente da poter cogliere i dettagli del mondo che ci circonda: rispetto alla velocità del treno, mezzo di trasporto collettivo, ha una dimensione più naturale, e al contempo afferma l’individualità. Per le donne, significa la possibilità di muoversi in modo indipendente, senza la tutela maschile; e l’abbigliamento adatto per pedalare propone un atteggiamento pratico che contrasta con tutta la tradizione del decoro femminile.
A tutto questo si aggiunge presto anche la componente sportiva: gare locali e grandi manifestazioni come il Tour de France prima, poi il Giro d’Italia dal 1909, che si inquadrano in una rivalutazione delle attività fisiche (per esempio con l’introduzione della “educazione fisica” come materia nelle scuole).
Non sorprende quindi che la bicicletta entri presto anche nella letteratura: ha un ruolo già in una delle avventure di Sherlock Holmes. Vicino al racconto di Conan Doyle e a quello di Elizabeth Robins Pennell e Joseph Pennell, sono raccolti alcuni racconti di autori italiani (Alfredo Panzini, Carlo Linati, Federigo Tozzi, Alfredo Oriani, Olindo Guerrini, Luigi Vittorio Bertarelli, Ottone Brentari) che testimoniano di come il nuovo mezzo di trasporto abbia influito sulle prime forme di “turismo”, sulla vita sociale e sull’interesse per lo sport.

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