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La Voglia di scrivere poesie

Alfonso Sica

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Belletristik / Lyrik, Dramatik

Beschreibung

La “Voglia di scrivere poesie” è il quarto libro su questo tema che starei pubblicando sui nove testi totali prodotti, considerato che il decimo lavoro che già è in lavorazione trattasi di un sesto romanzo storico. Ebbene, “La Voglia di scrivere poesie”, nasce dalla parola: ‹La voglia›, che secondo la lingua italiana, vorrebbe stare a significare ad uno stato d’animo che interesserebbe l’intenzionato, il disposto o il propenso, tutto verso un fare o avere qualcosa, come a un desiderare l’impossibile o forse al desiderare la più umile e banale delle cose, anche assurgendo a forte valore personale nascosto. Eppure la poesia, ovvero la estemporaneità della rima devo dire che ha sempre suscitato in me un forte interesse sin da ragazzo, infatti, se dipingevo, poi scrivevo poesie e tutto per farle leggere ai miei amici di liceo, tanto che spesso si faceva a gara tra pochi di noi a chi scrivesse la poesia che maggiormente colpisse l’animo degli altri. Si la pittura è come la poesia, ma è noto che la poesia è come il colore che cambia di tono sotto l’influenza della luce, quella luce inarrestabile dell’animo, al punto da imprimere un cambiamento di tono musicale nella rima, sino a farla diventare canto e invocazione. Il poeta dipinge l’immediato, manipola il tempo, facendo uso delle lettere, delle parole, delle frasi e delle armonie di continuità, tra concetti musicati dai colori, stesi sotto l’influenza della luce dell’animo in catarsi. Ho sempre dato molto spazio all’introduzione del libro con il preannuncio dell’autore e ciò in tutti i miei libri anche a costo di essere sembrato ampolloso e noioso, sino evidentemente a tediare i pochissimi umani che si saranno interessati a leggere le mie pagine. Questo mio modo di fare, era suggerito da quella necessità di dare al lettore non solo le nozioni e le conoscenze acquisite dallo scrivente attraverso l’esperienza e lo studio, ma anche per stimolare il lettore alla ricerca verso altri interrogativi, come deterrente per capire sempre meglio, non solo la specifica lettura, ma gli stessi valori che starebbero alla base del perché di un libro. Certo se si produce un libro di sole rime è anche giusto che l’autore, che sarebbe la figura che scrive per sé, diventi poi uno scrittore trasferendo agli altri quei suoi stati d’animo tradotti in rime. Eppure oggi, scrivere o in rime o scrivere in prosa, i due modi principi e importanti per fare letteratura, francamente non basta più come un tempo, come quando regalare un libro era un qualcosa di eccezionale. Poiché è fuori dubbio che si necessita ai nostri giorni, al fine di attirare il lettore, di un qualcosa che sia sempre più eccezionale, in altre parole, che si metti in essere un’espressione letteraria di maggiore curiosità e di forte impatto al piacere, viste le tante distrazioni in essere. Un tempo vi era maggior analfabetismo, maggiore occupazione di tempo al lavoro e le letture erano per pochi, mentre le librerie erano molto frequentate da soli studenti e studiosi, per non parlare delle biblioteche unico mezzo per la ricerca. Si deve anche dire che tra gli anni sessanta e gli anni settanta del secondo millennio, ecco venire in auge l’epoca del diritto allo studio anche agli operai, con la nascita di scuole serali e di titoli di studio per il riscatto e per il miglioramento della persona attraverso lo studio, ma anche a seguito della conoscenza grazie alle letture guidate e commentate. Ebbene, siffatta rivoluzione sociale, avrebbe portato negli ultimi decenni della seconda metà del secolo ventesimo ad una ripresa della lettura, sia come processo di evoluzione sociale e sia come elevazione della persona. Poi la radicale rivoluzione tecnologica e scientifica tra la fine del novecento e questi due decenni del ventunesimo secolo (terzo millennio), avendo messo in campo la digitalizzazione dei processi produttivi e comunicativi, di conseguenza avrebbe anche cambiato le carte in gioco della scrittura e della lettura. Infatti cellulari, androidi, computer, hanno trasferito e lo faranno sempre più nel tempo avvenire, sia la scrittura e sia le letture, che un tempo avvenivano solo sulla carta, si è passati sempre maggiormente sugli schermi, quali i monitor o i tablet di oggi, facendo così ridurre quella obsoleta pressione che nasceva nelle limitazioni del foglio di carta. Sappiamo che la cultura in epoca coeva è a portata di mano attraverso i social, tanto che in molti casi, nelle pubblicità dei libri digitali, (ebook, PdF, ecc…) si trovano le sinossi degli stessi, che hanno la forza di istruire e anche di attirare il lettore all’acquisto, oppure, semplicemente di far conoscere almeno il problema trattato dallo scrittore. Resta il fatto che se l’autore scrive per sé stesso, per quella necessità di esprimersi, per lo scrittore vi è la necessità che lo scritto venga letto, altrimenti resterebbe un lavoro semplicemente vano.  La “Voglia di scrivere poesie” è il quarto libro su questo tema che starei pubblicando sui nove testi totali prodotti, considerato che il decimo lavoro che già è in lavorazione trattasi di un sesto romanzo storico. Ebbene, “La Voglia di scrivere poesie”, nasce dalla parola: ‹La voglia›, che secondo la lingua italiana, vorrebbe stare a significare ad uno stato d’animo che interesserebbe l’intenzionato, il disposto o il propenso, tutto verso un fare o avere qualcosa, come a un desiderare l’impossibile o forse al desiderare la più umile e banale delle cose, anche assurgendo a forte valore personale nascosto. Eppure la poesia, ovvero la estemporaneità della rima devo dire che ha sempre suscitato in me un forte interesse sin da ragazzo, infatti, se dipingevo, poi scrivevo poesie e tutto per farle leggere ai miei amici di liceo, tanto che spesso si faceva a gara tra pochi di noi a chi scrivesse la poesia che maggiormente colpisse l’animo degli altri. Si la pittura è come la poesia, ma è noto che la poesia è come il colore che cambia di tono sotto l’influenza della luce, quella luce inarrestabile dell’animo, al punto da imprimere un cambiamento di tono musicale nella rima, sino a farla diventare canto e invocazione. Il poeta dipinge l’immediato, manipola il tempo, facendo uso delle lettere, delle parole, delle frasi e delle armonie di continuità, tra concetti musicati dai colori, stesi sotto l’influenza della luce dell’animo in catarsi. Ho sempre dato molto spazio all’introduzione del libro con il preannuncio dell’autore e ciò in tutti i miei libri anche a costo di essere sembrato ampolloso e noioso, sino evidentemente a tediare i pochissimi umani che si saranno interessati a leggere le mie pagine. Questo mio modo di fare, era suggerito da quella necessità di dare al lettore non solo le nozioni e le conoscenze acquisite dallo scrivente attraverso l’esperienza e lo studio, ma anche per stimolare il lettore alla ricerca verso altri interrogativi, come deterrente per capire sempre meglio, non solo la specifica lettura, ma gli stessi valori che starebbero alla base del perché di un libro. Certo se si produce un libro di sole rime è anche giusto che l’autore, che sarebbe la figura che scrive per sé, diventi poi uno scrittore trasferendo agli altri quei suoi stati d’animo tradotti in rime. Eppure oggi, scrivere o in rime o scrivere in prosa, i due modi principi e importanti per fare letteratura, francamente non basta più come un tempo, come quando regalare un libro era un qualcosa di eccezionale. Poiché è fuori dubbio che si necessita ai nostri giorni, al fine di attirare il lettore, di un qualcosa che sia sempre più eccezionale, in altre parole, che si metti in essere un’espressione letteraria di maggiore curiosità e di forte impatto al piacere, viste le tante distrazioni in essere. Un tempo vi era maggior analfabetismo, maggiore occupazione di tempo al lavoro e le letture erano per pochi, mentre le librerie erano molto frequentate da soli studenti e studiosi, per non parlare delle biblioteche unico mezzo per la ricerca. Si deve anche dire che tra gli anni sessanta e gli anni settanta del secondo millennio, ecco venire in auge l’epoca del diritto allo studio anche agli operai, con la nascita di scuole serali e di titoli di studio per il riscatto e per il miglioramento della persona attraverso lo studio, ma anche a seguito della conoscenza grazie alle letture guidate e commentate. Ebbene, siffatta rivoluzione sociale, avrebbe portato negli ultimi decenni della seconda metà del secolo ventesimo ad una ripresa della lettura, sia come processo di evoluzione sociale e sia come elevazione della persona. Poi la radicale rivoluzione tecnologica e scientifica tra la fine del novecento e questi due decenni del ventunesimo secolo (terzo millennio), avendo messo in campo la digitalizzazione dei processi produttivi e comunicativi, di conseguenza avrebbe anche cambiato le carte in gioco della scrittura e della lettura. Infatti cellulari, androidi, computer, hanno trasferito e lo faranno sempre più nel tempo avvenire, sia la scrittura e sia le letture, che un tempo avvenivano solo sulla carta, si è passati sempre maggiormente sugli schermi, quali i monitor o i tablet di oggi, facendo così ridurre quella obsoleta pressione che nasceva nelle limitazioni del foglio di carta. Sappiamo che la cultura in epoca coeva è a portata di mano attraverso i social, tanto che in molti casi, nelle pubblicità dei libri digitali, (ebook, PdF, ecc…) si trovano le sinossi degli stessi, che hanno la forza di istruire e anche di attirare il lettore all’acquisto, oppure, semplicemente di far conoscere almeno il problema trattato dallo scrittore. Resta il fatto che se l’autore scrive per sé stesso, per quella necessità di esprimersi, per lo scrittore vi è la necessità che lo scritto venga letto, altrimenti resterebbe un lavoro semplicemente vano. 

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