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Soli, disadattati e manipolati

i media digitali sono utili, ma non sono nostri amici

Emanuele Tartaglia

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Ratgeber / Familie

Beschreibung

Siamo convinti che "intelligenza" sia sinonimo di "pensiero razionale", tanto è vero che per misurarla usiamo il test del QI, un sistema che considera una gamma ristretta di abilità astratte, come la memorizzazione dei dati, il ragionamento analogico e l'ampiezza del vocabolario, convinti che rifletta l'intelligenza in generale. La tecnologia ci solleva da molti oneri, compresa quella di pensare. I numeri di telefono, gli appuntamenti, i percorsi per andare da qualche parte, la ricerca di informazioni, foto e quant'altro è tutto memorizzato e disponibile su qualche dispositivo. Pensare, memorizzare, riflettere non è più così indispensabile, e questo costituisce un problema. Per imparare è necessario farsi delle domande, approfondire gli argomenti, valutare gli elementi. Usiamo i computer perché ci risparmia lavoro mentale e accelera i processi lavorativi, così come prendiamo l'auto perché ci risparmia fatica e accelera la nostra capacità di spostamento. Molto comodo, ma così facendo ci muoviamo troppo poco, e questo comporta grossi problemi. Con i media digitali è la stessa cosa, appartengano ormai alla vita quotidiana, ma hanno un potenziale di dipendenza come l'alcol, la nicotina e le altre droghe. Il marketing insiste sull'importanza dei computer per lo studio, quindi, per migliorare le opportunità di istruzione per i nostri figli, continuiamo ad acquistare e a rinnovare i nostri PC casalinghi. Ma è stato accertato che i computer non favoriscono la formazione, ma la ostacolano, o nel migliore dei casi non hanno alcun effetto. Il rendimento di uno studente con un computer a casa peggiora, non fosse altro perché lo spinge a giocare con i videogiochi anziché studiare. Una volta ciò che era scritto eravamo abituati a leggerlo, oggi ci limitiamo a scorrerlo velocemente. un argomento veniva approfondito, oggi si naviga in rete. si scrivevano lettere, oggi tweet o commenti in rete, con cui non è possibile comunicare molto. Una cosa è leggere una parola, trascriverla, farla propria, un'altra trascinarla su uno schermo o usare il copia e incolla. Computer, tablet e smartphone ostacolano, o impediscono del tutto, l'approfondimento, favorendo la superficialità. Avendo sempre a disposizione i motori di ricerca, spesso pensiamo di non aver bisogno di memorizzare le informazioni. Dovessero servirci, andremo a cercarle. L'ausilio dei mezzi informatici ci porterà a ricordare "dove" si trovi l'informazione piuttosto che i dettagli dell'informazione stessa. Qualunque cosa si stia facendo, il cellulare vibra, suona, invia notifiche per e-mail e messaggi in arrivo, ai quali, naturalmente, non possiamo dispensarci dal rispondere subito. Siamo ormai abituati a fare più cose contemporaneamente, navighiamo in rete, controlliamo le e- mail, leggiamo le notizie, ascoltiamo musica, destriamo in contatto con i nostri amici, scriviamo messaggini e nel frattempo leggiamo o lavoriamo con la televisione accesa in sottofondo. Ma il cervello non è in grado di svolgere più compiti in modo simultaneo, i multitasker si distraggono più facilmente. Chi utilizza spesso più strumenti digitali hanno problemi a controllare la propria mente. L'attenzione viene modificata dall'apprendimento e l'utilizzo intensivo dei media provoca disturbi dell'attenzione, in altre parole, i multitasker si stanno preparando consapevolmente alla superficialità e alla inefficacia. Le persone si vantano di essere in "modalità multitasking", ma il multitasking è qualcosa che non va certamente incoraggiato.

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