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Legendary

Sandra Azzaroni

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Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Allgemeine und Vergleichende Literaturwissenschaft

Beschreibung

il mio tipo di romanzo è molto difficile da raccontare tramite sinossi. Rischia di sembrare banale, o noioso mentre è l'esatto contrario (beh, secondo me, ovvio!) Pensavo quindi di mettere in quarta di copertina o dove credete sia meglio un brano preso dal romanzo, che possa, senza troppe parole, mostrare qual è lo stile, in che luoghi (reali o no) si svolge e, a un livello più profondo, che cosa si accinga a narrare. Esempio:"Mya cercava di essere spiritosa, o di creare frasi ad effetto, per tentare di esorcizzare l'ansia che l'attanagliava da quando aveva lasciato la casa di Bourtange. Sapeva bene che l'ansia non dipendeva dal mare né dalla povera barca scassata: per quanto la riguardava, Mya avrebbe potuto nuotare fino all'Isola, grazie alla confidenza che aveva con l'oceano. Sapeva anche che l'ansia non dipendeva dalla paura dello scontro col nemico, scontro che, inevitabilmente, si avvicinava sempre di più. Mya non temeva il nemico, non sapeva che aspetto avesse ma non provava ad immaginarlo, per lei era reale e irreale allo stesso tempo. Inoltre era certa di non provare ansia a causa di Jessie, Rigel, Betelgeuse o di chiunque altro, che fosse Sparkling, Umano o a qualsiasi altra specie appartenesse; erano in pericolo, erano tutti in pericolo, lei lo sapeva bene, ma non era il pericolo a farle provare quel disagio."Alleato, perché mi sento così? Insicura, afflitta, irrequieta, frenetica… è sempre colpa della mia parte umana?""Al contrario, Portatrice – rispose Pi, andando controvento di bolina – non c'è niente d'umano nel tuo malessere…è l'Isola, è solo l'Isola a farti sentire così"Mya annuì, pur senza comprendere e si raggomitolò sotto al telone. Poi, piano piano, il movimento della barca sull'acqua la rilassò fino a farla addormentare. Dormiva già da qualche minuto quando, nel sogno, si ritrovò a correre. Correva a gran velocità, ma in quella corsa c'era qualcosa di strano e ben presto comprese il perché: attraversava una radura a capofitto, correndo a quattro zampe. Era una lupa grigia e correva per sopravvivere, dando la caccia, insieme al suo gruppo familiare, ad una grossa e veloce femmina di wapiti. Continuando ad accelerare, lanciò uno sguardo al suo compagno: ormai, per capirsi, bastava un'occhiata o un'immagine inviata telepaticamente. Erano una coppia fedele già da qualche anno e avevano messo al mondo ben quattro nidiate di piccoli lupi. Insieme avevano conosciuto fame, freddo, gelo, malattie e il dolore di veder morire i propri figli, per non parlare della paura dell'uomo, che da sempre cercava di sterminarli. La lupa e il suo compagno spinsero la wapiti nella direzione in cui l'aspettavano i loro giovani figli. La caccia rappresentava la vita stessa, e la vita era incredibilmente dura, oltre che subdola e ingiusta. Il gruppo familiare dei lupi non mangiava da giorni, e se non fossero riusciti a catturare quella cerva dopo aver speso le loro ultime energie le cose si sarebbero messe molto male.Il sogno di Mya era più che vivido: provava la fatica della corsa, sentiva il sudore bagnarle il sottopelo, aveva nelle narici l'odore della wapiti e l'adrenalina le pulsava nel cuore. Poi qualcosa cambiò e Mya si trovò a vivere nel corpo e nello spirito della cerva in fuga. Era una cerva adulta, nel pieno della vita: nel suo utero stava crescendo un piccolo wapiti, ma era stato concepito da pochi giorni e il suo ventre non ne portava ancora il segno. La cerva era molto veloce, e i suoi zoccoli sembravano solo sfiorare il terreno da quanto galoppavano al massimo della velocità.

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