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Il Tempo e la Fine

Figure della caducità e dell’eternità nella poesia classica e moderna

Massimo Natale, Andrea Schellino, Enrico Fenzi, et al.

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Pacini Editore img Link Publisher

Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Allgemeine und Vergleichende Literaturwissenschaft

Beschreibung

«Al pari di tutte le grandi configurazioni tematiche – quelle che segnano le longues durées della creazione letteraria, poiché si nutrono di emozioni, nozioni e pulsioni profondamente umane – anche il Tempo conta su modalità di rappresentazione e addentellati tematici costanti, così come su variazioni determinate dalle diverse latitudini geografiche e contingenze storiche.
Da quando, difatti, l’umanità ha cominciato a plasmare in letteratura, grazie alle iniziative di Esiodo o anche di Omero, le immagini con le quali l’oralità narrava la consapevolezza della propria natura caduca e transeunte, è stato chiaro quanto illusorio fosse per l’uomo aspirare a realizzare il doppio proposito di definire il Tempo e di esercitarne il controllo, con il sogno di eludere la Fine, propria o universale.
A non altro rinviano, di fatto, le concrezioni del Κρόνος emergenti dalla teogonia ellenistica in fusione con il Saturno del folklore romano: il dio divoratore esiodeo, di matrice cosmica (cristallizzato nella memoria collettiva dalla perturbante rappresentazione goyesca), passa a regolare le stagioni della produzione agricola romana e, nel farlo, unisce microcosmo e macrocosmo, ponendosi a garanzia di rinnovamento ciclico, post mortem, di tutto.
Proprio la doppia tensione che da quella coscienza deriva – di acquisizione e di perdita al contempo – struttura la relazione psichica che l’io intrattiene con il Tempo, poiché – lo chiarisce mirabilmente Freud nel suo breve ma illuminante saggio sulla Caducità – essa si alimenta dell’impossibilità di prolungare il piacere oltre il momento della sua insorgenza, del suo presente, in ragione della capacità della psiche di presentirne la fine…»
Flavia Gherardi

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