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Musulmani a Marsiglia

La presenza islamica tra XVII e XVIII secolo

Antonio Iodice

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Il Terebinto Edizioni img Link Publisher

Geisteswissenschaften, Kunst, Musik / Geschichte

Beschreibung

La posizione di scalo essenziale sulle rotte per il nord Africa e per la costa palestinese, oltre allo statuto particolare, rese la città di Marsiglia una sorta di “orient rapproché”, dov’era possibile incontrare mercanti, diplomatici, schiavi o anche semplici avventurieri provenienti dalle principali regioni europee, ma non solo. La presenza di musulmani, inizialmente rappresentata soprattutto dal bagno degli schiavi cittadino, fu costante e latente per tutto il XVII e XVIII secolo, con un progressivo incremento del numero di mercanti a fronte di quello dei rematori sulle galere regie. In questo lavoro si indaga sulle tracce lasciate dagli individui di fede musulmana e sulle condizioni della loro presenza e assimilazione nel tessuto urbano cittadino. Nonostante l’esiguità numerica, la presenza di stranieri di fede diversa e dei luoghi “tradizionali” loro associati, come chiese o cimiteri, contribuì a creare l’immagine di città portuale intesa come crocevia di popoli e culture studiata dalla recente storiografia.Il contesto storico è quello di Marsiglia dopo la sottomissione forzata al sovrano del 1660, quando il potere fu affidato all’élite di mercanti riuniti nella Camera di Commercio. La capacità di porsi come interlocutore delle autorità centrali, riunendo gli interessi delle principali famiglie di negozianti cittadini, permise un certo grado di flessibilità nei rapporti con il potere. L’esempio di Marsiglia colpisce per l’originale sintesi di libertà e privilegi, frutto di un incrocio fecondo tra volontà dell'autorità regia e contrattazione con i poteri locali. Alla Camera di Commercio spettava l’amministrazione e il controllo della franchigia cittadina: il porto franco, l’invito agli stranieri, il monopolio sanitario, la tassa sul 20% del valore delle merci del Levante portate da stranieri o che avessero fatto scalo prima di arrivare a Marsiglia, posero l’intero territorio cittadino in una condizione di eccezionalità e precarietà, che aveva bisogno di essere continuamente difesa e contrattata.L'autore:Laureato con un double degree all’Università di Roma La Sapienza e di Grenoble Pierre Mendès-France. Dottorando di ricerca in Storia moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, con una tesi dal titolo Il porto franco, diffusione di un modello economico: politiche, attori, ideologie, mito. Due realtà a confronto: Genova e Marsiglia (1590-1817). Tra le pubblicazioni principali: L’istituzione del porto franco in un Mediterraneo senza frontiere, in «Politics. Rivista di studi politici», 5/1: 19-33; Politiche di accoglienza e spazi per i mercanti stranieri nel porto franco di Marsiglia, in corso di pubblicazione sulla rivista «Dimensioni e problemi della ricerca storica»; Il porto franco di Marsiglia, Palladium de prosperité (1669-1794), in corso di pubblicazione in una raccolta di contributi del convegno Les règles des lieux, svoltosi all'Ecole française de Rome nel settembre 2016. Fa parte del progetto di ricerca internazionale A global history of free ports, coordinato dal professor Koen Stapelbroek, dell’Università di Helsinki.

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